Cares-parallax

Calzettoni pesanti
maglioni coprenti,
un passo di danza
la luna che avanza.

Gli chef al lavoro
ogni giorno un capolavoro,
la tuta da sci
la voglia di stare qui.

L’alba che sorge
il cuore che stringe,
un caffè nella mano
la felicità in primo piano.

Un’avventura durata tre giorni
spero che Care’s presto ritorni.
Un team eccezionale
e Miele, un brand che sa emozionare.

Trenta chef internazionali, sei continenti, sedici diverse nazioni. Questo è, in poche parole, il risultato di Care’s, l’evento da poco concluso in Alta Badia con lo scopo di condividere e trasmettere una visione su sostenibilità, cura del territorio, tutela dell’ambiente e soprattutto etica. Quattro intense giornate di workshop, cooking lesson ed esperienze gastronomiche con spettacolari pranzi ad alta quota e cene preparate a più mani. Lo chef altoatesino Norbert Niederkofler e Paolo Ferretti, ideatori del progetto, con la collaborazione dello chef Giancarlo Morelli, hanno coinvolto gli chef internazionali che condividono un pensiero etico alla base del loro lavoro.

Cares2

E’ grazie a Miele, leader mondiale nel settore degli elettrodomestici innovativi, che ho avuto il privilegio di vivere tre giornate incredibili fatte di grandi mangiate, albe, tramonti, passeggiate sulla neve, cene spettacolari e balli scatenati con i miei compagni di viaggio Elena, Stefano e Riccardo di Gnambox.

caresalba

Caresalba1Da tre anni Miele collabora con lo chef Norbert Niederkofler che condivide il suo approccio sostenibile e rispettoso della natura e dei produttori locali, un approccio al cibo basato sulla qualità lungo tutto il processo, dalla produzione fino alle tecniche di cottura.

CaresNorbert

Durante questo viaggio a ho appreso una visione più consapevole della realtà. Come creare ad esempio una coscienza collettiva per ridurre i consumi, evitare gli sprechi e cucinare con le parti meno nobili degli alimenti (su questo tema Lisa Casali è una vera maestra). Ho capito come non basti acquistare a km zero per sentirsi più etico, ma serve capire dove vanno i rifiuti dopo. Una soluzione potrebbe essere quella di riscoprire metodi vecchi e prodotti semplici, ridurre il food cost, scegliere materie locali impegnandosi di più nel presente per tutelare il nostro futuro. Lo sapete che nel 2013 è stato toccato il massimo picco degli ultimi 800.000 anni con le emissioni di CO2? Tornare indietro non è possibile, i danni sono gravissimi ma voglio sperare che ci sia ancora tempo per rimediare. Ognuno di noi dovrebbe essere però una piccola parte attiva in questa grande lotta e io mi sono imposta una sfida, quella di:

-usare sempre meno l’auto e sempre più la bicicletta;
-condividere tutto quello che è possibile (auto, passaggi, cibo, esperienze, conoscenza);
-cucinare usando anche quelli che consideriamo “scarti” del cibo ma che sono in realtà commestibili;
-mettere un maglione in più e abbassare di un grado il riscaldamento di casa;
-usare lampadine a basso consumo energetico;
-ma soprattutto: acquistare quello che mi serve realmente.

Si tratta di piccoli gesti quotidiani che, se sommati a quelli di altri, possono davvero fare la differenza. E io ci voglio credere.

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