Jole-ospiti-parallax

Non ho mai capito perché l’ospite dopo tre giorni puzzi come sostiene il proverbio.
Comunque a casa della Jole i tempi si dimezzano, dato che quest’ultima offre ai suoi ospiti asciugamani puliti e uno spazzolino “di cortesia”, ma raramente tollera la permanenza prolungata di nessuno. Come sappiamo quale è il modo ideale di essere ospiti?
Il galateo ha disposto alcune regole sia per chi ospita che per chi viene ospitato, ma spulciandolo non ho trovato nulla circa il limite temporale dei tre giorni se non la viva raccomandazione a non trattenersi più del necessario anche sotto insistenza dei padroni di casa.
La Jole crede nella saggezza popolare perciò non appena l’ospite si presenta, ne controlla la “freschezza” come col pesce: se ha l’occhio spento e una certa mollezza delle carni è probabile che si tratti di un ospite scroccone. Se scopre che qualcuno ha intenzione di accomodarsi a casa sua, la Jole si trasforma nel capitano Acab e munita di arpione dà la caccia all’ospite capodoglio “stanza per stanza” finché questi, tra una corrente d’aria e una sveglia, alla buon ora non prende il largo!
Mi ricordo una volta, che due amiche mi chiesero di passare un weekend nella mia graziosa casa di montagna (la Jole non è ricca, ma ha un suo buon ritiro), per poter passare la giornata insieme e la sera dopocena guardare insieme un film strappalacrime, raccontandoci cose sul divano a fiori.
La sera prima preparai i loro lettucci nel soppalco della mansarda con biancheria per il bagno fresca come la bottiglia di acqua che il galateo vuole si lasci nella stanza di un ospite, e stirai la tovaglia in modo ineccepibile. Rinfrescai le stoviglie e le posate necessarie e mi misi a sfogliare il ricettario di Zia Rosetta in cerca di un’idea che trovai: turbantini di sogliola con polenta di mais alle nocciole.
Ingredienti:
-filetti di sogliola e un paio di amiche magre come acciughe (un paio di filetti a testa);
-100 g di nocciole pelate come Vin Diesel;
-farina di mais bianca (50 g a testa);
-succo di arancia fresca;
-olive nere meglio se taggiasche;
-capperi dolci di Salina, una manciata;
-farina bianca per panare e basilico;
-acqua e olio.
Battete delicatamente i filetti tra due fogli di carta da forno senza spappolarli.
Tritate i capperi, il basilico e le olive intanto che mettete un tango in sottofondo.
Infarinate i filetti di sogliola e mettete a bollire l’acqua nella proporzione di uno a tre per fare la polentina (100g di farina, 300 ml di acqua).
Formate dei turbantini col filetto come fate con l’asciugamano dei capelli e mettete il trito al centro. In una padella rosolate uno spicchio d’aglio nell’olio e rosolate i turbantini aggiungendo il succo di arancia e sfumando con un poco di vino bianco.
Tritate finemente le nocciole e quando la polentina si rapprende aggiungetevele insieme a un po’ di scorza dell’arancia grattugiata.
Servite i turbantini sul letto di polenta aromatica.
Finito il pranzo le mie amiche acciughe mi lasciarono sola in cucina a rigovernare, quando ricevetti una telefonata che non avrei voluto ricevere la quale richiedeva la mia presenza altrove. Confidai alle amiche la mia pena e gli affidai la casa dicendomi di ritorno per sera e dopo un paio di abbracci andai. Erano le due del pomeriggio.
Al mio ritorno avevo gli occhi gonfi per il pianto dato che la mia gattina era morta nella notte e io non c’ero.
Aprii la porta ed ero certa di trovarle lì a consolarmi, e invece trovai nel lavandino le loro tazze e i filtri di tisane insieme a cartacce di biscotti (la Jole detesta il lavello pieno).
Il tavolo era come lo avevo lasciato e nessuna pentola era sul fuoco. Le trovai una in una posizione orribile sul mio divano a fiori con la tv accesa, e l’altra in ammollo nella mia vasca Charlotte e un calice di vino.
Nemmeno una minestrina mi avevano preparato! Mi sentirono urlare come Medea mentre Corinto bruciava, le congedai da casa mia con il calore di Greta dicendo: “devo stare un po’ da sola . Ce l’avete una casa”. Sbattei la porta talmente forte che ancora oggi credo di avere da qualche parte la pelle delle loro schiene.
La Jole cucina bene e ama male, ospita da dio ma soprattutto per la Jole l’ospite è come il pesce: se non le piace o si comporta male gli toglie la pelle!

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

*