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“Quello che protegge dal freddo protegge anche dal caldo.”

Me lo diceva sempre mio nonno, uomo d’altri tempi che ricordo con tanto amore avvolto nei suoi soffici maglioni in lana color pastello e dallo scollo a V. Da piccola mi buttavo sul suo petto per sentire tutto il calore due suoi abbracci che sapevano di ammorbidente al talco. La passione per i maglioni in lana è un vizio di famiglia e, anche se per alcuni anni non li ho indossati perché mi ero convita di esserne allergica, oggi sono un capo cult nel mio guardaroba e ne ho di tutti i colori. Nero e a collo alto per un look passepartout, color sabbia a girocollo che sotto il cappotto in cachemire ci sta una favola, blu per quel tocco di formalità che non guasta mai, arancione nelle giornate di nebbia, verde bosco quando non ho voglia di altri colori, uno rosso per il periodo natalizio e questo in stile “college americano” con lo scollo a V per chiudere in bellezza il progetto “The Washing Diary” nato in collaborazione con Miele. E’ stato un percorso bellissimo attraverso i capi iconici che hanno segnato la storia della moda, tanti racconti fatti di trame intrecciate per svelare i segreti racchiusi nelle pieghe di un abito o, perché no, nella treccia di un maglione.

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Quando si parla di questo capo, il primo nome che viene citato è di Coco Chanel che nel 1916 disegnò dei completi con cardigan realizzati in jersey di lana, un tessuto che all’epoca era principalmente utilizzato per la biancheria intima (ma che gran comodità starete pensando). La genialità di mademoiselle la portò a creare uno stile proprio che, completato con una gonna più corta dalla linea semplificata, sarebbe diventato il prototipo del “completo Chanel”. Il suo vanto è stato certamente di aver fatto entrare i vestiti realizzati in maglia nel mondo dell’alta moda, ma un grande riconoscimento va anche agli stilisti Jean Patou ed Elsa Schiapparelli per aver creato per la prima volta l’abbigliamento sportivo facendo diventare popolari negli anni ’20 i bellissimi maglioni in lana battezzati “Fair Isle”.

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Fair Isle è una piccolissima isola dell’arcipelago delle Isole Shetland, a nord est della Scozia. Meno di sessanta abitanti, un’estensione di circa sette chilometri quadrati e  una lunga tradizione di lavoro a maglia che inizia nel lontano ‘800 quando le donne dell’isola creavano maglioni per riparare dal freddo i propri mariti, soprattutto marinai che viaggiavano tra Europa e America. Nel tempo i maglioni furono usati anche come merce di scambio e la fantasia diventò famosa appunto intorno al 1920, quando re Edoardo VIII del regno Unito, allora principe del Galles, indossò un maglione sportivo con quei famosi motivi: rombi, cerchi, grafismi stilizzati. Una moda lunga quasi cento anni e che non stanca mai i nostri occhi!

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In Italia è la carriera dei coniugi Missoni a rappresentare uno dei grandi successi della moda riuscendo a cambiare, a partire dagli anni ’50, l’immagine conservatrice della maglieria in una specie di nuova arte. Alcuni loro disegni sono stati addirittura esposti al Metropolitan Museum of Art di New York, un grande vanto per il nostro paese. Le fantasie di Missoni sono inconfondibili e i singoli colori dei capi sono il risultato di un’infinita serie di passaggi, mentre i motivi ad onda sono il frutto di complicate composizioni fatte con diversi filati in colori differenti. Un successo meritato creato con amore, un matrimonio felice, tanti sorrisi e un piccolo laboratorio nel cuore di Milano che diventò successivamente una grande azienda grazie all’irrefrenabile successo degli anni ’60.

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Anche l’arrivo di nuovi stilisti tra cui Sonia Rykiel portò una grande ventata di freschezza cavalcando la rivoluzione partita dalla grande Coco Chanel, fino a creare sempre di più abiti in maglia e maglioni adatti alla normale vita quotidiana. Grazie alla Rykiel la maglia e il cardigan, in passato semplici indumenti informali da giorno, diventarono la moda dell’epoca negli anni ‘70.

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La lana è formata da diversi strati, è un tessuto che trattiene molto bene il calore. Nonostante tutti i tipi in commercio (il cachemire, l’angora, la lana merino, il mohair), la più diffusa è comunque quella di pecora che si ricava dalla tosatura degli animali due volte l’anno. Si tratta di un tessuto straordinario che ha il potere di far stare al caldo il nostro cuore. Per questo motivo i capi in lana devono essere trattati con molta cura e lavati in lavatrice con l’apposito detersivo e secondo il programma sostitutivo del lavaggio a mano senza correre alcun rischio. Le lavatrici Miele sono dotate di un programma lana che, grazie all’esclusivo cestello a nido d’ape, può centrifugare i capi fino a 1000 giri senza correre il rischio di infeltrirli, anzi elimina tutti i residui di umidità che nel tempo rischiano di rovinare la lana. Il programma “trattamento lana” delle asciugatrici Miele garantisce infine il rigonfiamento delle fibre come in un vero trattamento di bellezza. Il capo uscirà ancora leggermente umido e sarà sufficiente riporlo su un piano e lasciarlo asciugare a temperatura ambiente. In questo percorso ho capito che della tecnologia Miele possiamo fidarci perché grazie all’esclusivo sistema brevettato Perfect Dry, rileva il grado di umidità residua dei capi e tara il ciclo di asciugatura considerando anche la presenza di calcare nell’acqua, questo consente sempre un’asciugatura impeccabile con il massimo rispetto del capo. Ricordatevi inoltre che gli indumenti in lana si possono stirare a temperatura media (massimo due punti) e con vapore.

Quando la stagione invernale sarà passata e dovrete fare il tanto odiato “cambio dell’armadio”, ricordatevi di proteggere i vostri capi in lana dalle orribili tarme che sono talmente chic che si nutrono di lana e cachemire, disdegnando completamente il cotone e le fibre sintetiche. Per prima cosa non dimenticate di:
-riporre via i capi solo dopo averli lavati;
-pulire per bene l’armadio con l’aspirapolvere e disinfettare le superfici prima di stendere gli abiti;
-aerare il locale e non scaldarlo troppo dato che le tarme amano anche il caldo;
-riempire armadio e cassetti con profumo alla lavanda o al legno di cedro;
-proteggere i vostri capi con sacchi per indumenti.
Vi lascio un’ultima chicca: lo sapevate che è possibile rendere morbidi i maglioni in lana che “pungono” mettendoli nel congelatore avvolti in un sacchetto di plastica? Provate per credere!

Un ringraziamento particolare a Michele e Camilla per aver creduto fortemente in me e in questo progetto. A tutto lo staff e alle persone gentili che hanno reso possibile tutto questo. E un merito assoluto sempre a Camilla, fonte inesauribile di informazioni preziose per la stesura dei miei pezzi. The Washing Diary is the new black…and will back!

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